Intervista a Paolo Crisafi sull’Immobiliare Allargato: Attrattività degli investimenti, Cultura dell’Abitare, Sviluppo Sostenibile e Messa in Sicurezza della Nazione – Sky Tg24

 

Un Piano Meloni “Nazione Sicura”. Un’Italia sicura da ogni punto di vista sia relativamente al patrimonio sia alle persone: negli spazi, luoghi, territori e paesaggi dove le persone vivono, operano e transitano. Un tavolo inter-settoriale, inter-istituzionale e inter-ministeriale per l’elaborazione di un piano generale per la cultura dell’abitare, l’attrattività degli investimenti, lo sviluppo sostenibile e la messa in sicurezza della Nazione che abbia però un campo d’azione particolare, sulla prevenzione dei rischi e la gestione delle emergenze legate al territorio.

Giornalista: Buongiorno e benvenuti, oggi è martedì 29 agosto 2023 e torniamo a parlare del clima e delle sue conseguenze sul territorio. Con noi il Presidente di Remind Paolo Crisafi, associazione portavoce del comparto immobiliare allargato i cui lavori si concentrano proprio sulle buone pratiche in materia di cultura dell’abitare, di attrattività degli investimenti, di sviluppo sostenibile e di messa in sicurezza della Nazione. Buongiorno a lei.

Paolo Crisafi: Buongiorno.

Giornalista: Prima di addentrarci nella tematica del clima e della messa in sicurezza dei territori, vorrei che si soffermasse su come nasce il comparto immobiliare allargato.

Paolo Crisafi: Il comparto immobiliare allargato nasce da una presa di coscienza della complessità che è propria della nostra economia in cui tutti i settori produttivi sono ormai imprescindibilmente connessi e interdipendenti e dunque necessitano di un coordinamento trasversale per funzionare e esprimere al meglio ogni loro qualità. Soprattutto quando queste qualità sono legate al benessere delle persone e alla tutela dell’ambiente. L’obbiettivo è riunire i diversi attori che hanno a cuore il benessere delle persone negli spazi, luoghi e territori in cui vivono, operano e transitano all’interno di un’unica visione di sistema.

Parliamo dunque dell’ambiente vissuto, come le abitazioni; dell’ambiente lavorativo, come gli uffici, gli ospedali, le fabbriche, i centri commerciali; del trasporto e delle infrastrutture per la mobilità, che come sappiamo hanno un fortissimo impatto sull’accessibilità e la continuità territoriale.
Organismi, operatori, imprenditori, manager e professionisti appartenenti a più di 30 settori che costituiscono circa il 30% del PIL.

Giornalista: L’Italia, in particolare Roma, nei prossimi anni sarà al centro di grandi eventi internazionali che porteranno sia flussi turistici sia economici non indifferenti. Parliamo delle Olimpiadi Invernali Milano – Cortina 2026, del Giubileo 2025 e della candidatura ad ospitare l’Expo 2030. Insomma, occasioni da non perdere.

Paolo Crisafi: a Milano e a Cortina le Olimpiadi 2026 e a Roma il Giubileo 2025 e l’Expo 2030 rappresentano un’occasione irripetibile per tutta la Nazione. Come Remind, essendo costantemente in contatto con gli operatori e investitori economici internazionali, ci impegniamo a raccontare il nostro Paese non solo nella sua bellezza artistica e culturale, ma anche come un luogo intriso di forze produttive all’altezza di ogni sfida. L’attrattività degli investimenti è un altro punto nodale. L’Italia c’è, è uno Stato affidabile, l’ottava Nazione più avanzata al mondo.

Gli operatori internazionali lo sanno e per questo, insieme all’importante azione portata avanti dal Governo Meloni nel panorama internazionale, gli investimenti sono in continuo aumento. Sicuramente c’è da sempre molta attenzione su Milano e l’interesse su Roma Capitale sta crescendo. Qualcosa sta cambiando: centri come Cagliari, Bari, Napoli, Bologna, Firenze e altri territori italiani stanno attirando l’attenzione degli operatori che ricercano e vogliono sempre di più investire sulla nostra qualità di vita. Per fare ciò sono fondamentali tempistiche certe e leggi chiare, oltre ad un impianto normativo degli strumenti finanziari che sia efficiente ed efficace: temi che sono all’attenzione delle istituzioni.

Giornalista: La sostenibilità è sicuramente un argomento di grande rilevanza in molti settori oggi. Come associazione che rappresenta il comparto immobiliare allargato come state affrontando la questione della sostenibilità?

Paolo Crisafi: Assolutamente, il tema della sostenibilità è al centro delle nostre iniziative e lo stiamo affrontando nel modo che riteniamo più opportuno: in maniera interdisciplinare, attraverso un dialogo inter-istituzionale che riunisce gli operatori coinvolti insieme alle principali istituzioni a livello europeo, nazionale e locale. Sicuramente il Pnrr costituisce una occasione importante con due missioni dedicate alle infrastrutture per una mobilità sostenibile e alla rivoluzione verde e transizione ecologica (oltre alle altre quattro missioni dedicate alla digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute). Un esempio virtuoso sono le stazioni. In linea con il Green Deal, ma anticipando di 10 anni il traguardo fissato dall’Europa, il Gruppo FS ha in corso azioni per diventare carbon neutral azzerando le emissioni di CO2 per ridurre il suo impatto climatico e puntando ad autoprodurre almeno il 40% e del suo fabbisogno energetico utilizzando fonti rinnovabili, installando impianti fotovoltaici ed eolici in stazione e nelle aree ferroviarie. Fondamentali anche le direttive europee ricomprese nel pacchetto “pronti per il 55%” per ridurre le emissioni dell’UE di almeno il 55% entro il 2030; e anche in questo ambito coadiuviamo i lavori delle Istituzioni in vista di normative che favoriscano l’efficienza energetico-ambientale. Parliamo della direttiva EPBD, notoriamente conosciuta come direttiva “Case Green”, il cui iter legislativo iniziato il 6 giugno si sta avviando alla conclusione prevista per il 31 agosto 2023.

 

Giornalista: Cosa prevede nello specifico la direttiva EPBD?

Paolo Crisafi: Secondo quanto stabilito, a partire dal 2028 tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero, mentre per quel che riguarda gli edifici riconducibili alle autorità pubbliche, la scadenza è fissata al 2026. In generale, il requisito minimo per tutti gli edifici residenziali è il raggiungimento della prestazione energetica E entro il 2030 e D entro il 2033. Diversamente, gli edifici non residenziali e pubblici dovranno ottenere il raggiungimento, rispettivamente, della prestazione energetica E entro il 2027 e della D entro il 2030. Tale provvedimento, di cui condividiamo il fine ma non il metodo, sarebbe stato accolto senza riserve solo nel momento in cui esso fosse stato diretto ad incentivarne l’adozione tramite la condivisione di tempistiche e modalità più appropriate (tenute anche conto tematiche emergenziali che sono emerse negli ultimi anni a livello globale, come il Covid-19 e la guerra in Eucraina ed i relativi impatti per imprese e famiglie). Modalità che devono necessariamente tenere in considerazione le particolarità del nostro patrimonio immobiliare che, in molti casi, ha anche un valore artistico e culturale. Inoltre, in un momento storico in cui l’inflazione, il caro vita e l’aumento del costo delle materie prime mettono già in difficoltà famiglie e imprese, riteniamo inverosimile la possibilità di aggiungere un’ulteriore spesa senza prevedere un fondo comune che favorisca le parti più deboli ma anche una rimodulazione più consona in linea generale per tutti i soggetti interessati nell’iter di recepimento in Italia. La data del 31 agosto sarà dirimente. È importante che la direttiva tenga conto delle divergenti posizioni tra i vari Stati membri dell’UE dove è ben noto che l’Italia ha caratteristiche particolari di cui è fondamentale tenere conto.

Giornalista: Quali sono invece gli orientamenti della direttiva EED?

Paolo Crisafi: La direttiva EED, ricompresa anch’essa nel pacchetto “Fit for 55”, introduce una serie di misure per contribuire ad accelerare le attività di efficienza energetica in tutta l’UE. A differenza della direttiva sull’efficientamento energetico degli edifici, la direttiva EED preme maggiormente sullo sforzo collettivo di tutti gli Stati aderenti, fissando la riduzione del consumo finale di energia dell’11,7% entro il 2030.

 

Altro nodo cruciale è l’attribuzione di un valore legale al principio dell’”Energy efficiency first” per cui gli Stati dell’UE saranno ora obbligati a dare priorità all’efficienza energetica nella definizione delle politiche, nella pianificazione e nei grandi investimenti. In questo contesto, viene ribadita la centralità del settore pubblico nel raggiungimento degli obbiettivi prefissati per la neutralità energetica. La direttiva rafforza ulteriormente il ruolo del settore pubblico attraverso l’introduzione di un obiettivo annuale di riduzione del consumo energetico dell’1,9%. Inoltre, l’obbligo annuale di ristrutturazione degli edifici del 3% viene esteso a tutti i livelli della pubblica amministrazione. Di sicuro, c’è l’esigenza di unire le necessità ambientali e di benessere comune agli aspetti pragmatici di realizzazione degli interventi; ma, ancor più importante, bisognerà prevedere dei meccanismi di sostegno per la fascia di popolazione più esposta al rischio di povertà energetica.  Proprio in linea con quanto ribadito dal Presidente Giorgia Meloni durante il Think Tank Remind Futuro Italia del 5 Giugno 2023: “Vediamo nell’immobiliare allargato un comparto fondamentale della Nazione. Intendiamo coniugare sostenibilità energetica-ambientale, economica e sociale accompagnando famiglie e imprese verso la transizione verde”.

Giornalista: Molto interessante. Parlando proprio di cambiamento climatico, quest’estate sono stati tanti gli eventi meteorologici estremi che hanno creato non pochi danni. In che modo intendete affrontare questa situazione?

Paolo Crisafi: Quello che è accaduto nell’ultimo periodo non è altro che un’anticipazione di quello che accadrà con sempre più frequenza.  Il nostro imperativo è lavorare sulla prevenzione piuttosto che sull’emergenza. Tuttavia anche in questo contesto bisogna stare attenti. Siccità, inondazioni, incendi, alluvioni, venti, grandinate: ma quanti di questi e quali di questi eventi sono attribuibili al cambiamento climatico? Dobbiamo porci questa domanda perché si rischiano equivoci e fare in modo che quello che è accaduto questa estate o in passato tragedie come il Ponte Morandi a Genova o calamità come ad Amatrice nel 2016 o in Irpinia negli anni ’80 vengano ben classificate in modo tale non si ripetano più tali episodi o perlomeno si riesca a contenere i danni per il futuro.

 

 

La risposta, proveniente dai nostri think tank e dal magnifico lavoro svolto dai nostri comitati tecnico-scientifici a cui prendono parte operatori, esperti e studiosi del fenomeno, è che il cambiamento climatico ha sicuramente degli effetti negativi sulla vita di tutti, ma bisogna sottolineare con la medesima insistenza che non tutto quello che accade è frutto del cambiamento climatico. Bisogna capire cos’è il cambiamento climatico per affrontarlo bene. Ciò che ci permette di intervenire sugli eventi meteorologici estremi è la conoscenza del territorio. Ad ogni partizione del nostro territorio corrisponde un rischio maggiore o minore che un evento climatico estremo avvenga oppure no.

Giornalista: Dunque qual è la vostra proposta per limitare i danni legati alle calamità naturali?

Paolo Crisafi: Bisogna individuare zona per zona come il cambiamento climatico si esprime e quali sono le principali conseguenze. Solo partendo da questo dato possiamo predisporre tutto il necessario per intervenire senza essere impreparati. Inoltre, si possono effettuare analisi ancora più precise, conosciute come studi di attribuzione, in cui è possibile, evento per evento, capire quanto è probabile che quello che è avvenuto sia attribuibile al cambiamento climatico. Secondo questi, la siccità che ha colpito l’Europa lo scorso autunno è stata probabilmente esacerbata dal cambiamento climatico. Per quanto riguarda l’alluvione in Emilia-Romagna, sempre secondo gli studi di attribuzione, è molto probabile che il cambiamento climatico abbia inciso in maniera lieve o poco rilevante. Bisogna muoversi verso una mappatura del patrimonio immobiliare e infrastrutturale volta ad individuarne le fragilità e le opportunità di intervento. Basandosi sui dati raccolti e sulle valutazioni dei rischi, si dovrebbe sviluppare un piano di sicurezza dettagliato che tenga in considerazione tutto il ciclo di vita dell’immobile, dalla progettazione alla realizzazione, dalla gestione alla manutenzione, fino alla valorizzazione. Il tutto in chiave sostenibile, sia da un punto di vista energetico-ambientale, sia da un punto di vista economico, con misure incentivanti o premialità chiare e durature. E in questo tenendo conto non solo del clima, ma anche delle emergenze energia, gas e materie prime e dei relativi impatti.

Giornalista: Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha criticato aspramente il superbonus 110%. Quale è lo stato dell’arte dei bonus per l’immobiliare?

Paolo Crisafi: Il superbonus 110% è stata ed è una misura controversa in quanto positiva nei suoi intenti ma di difficile comprensione e applicazione. Riguardo alle pendenze relative al Superbonus 110 % ci sono temi amministrativi e tecnici che necessitano la massima attenzione per la migliore risoluzione. Per il futuro, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase) ha comunicato di aver trasmesso a Bruxelles un paper di aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), in cui sono elencati gli obiettivi nazionali da raggiungere al 2030 su efficienza energetica, fonti rinnovabili, riduzione delle emissioni di CO2 e i relativi strumenti per raggiungerli. Vanno identificati nuovi strumenti per il coinvolgimento dei privati e del settore pubblico nella riqualificazione del parco immobiliare e infrastrutturale esistente. Il Pniec parla di una riforma generale delle detrazioni con un approccio integrato ed efficiente. Vuol dire che si andrà sempre più verso una convergenza dei vari incentivi previsti attualmente magari concentrandoli in un’unica misura. A oggi orientarsi tra i vari bonus non è semplice in quanto non sono tra loro interconnessi e non rispondono agli obiettivi prefissati dalle norme europee e nazionali. Tra questi: Ecobonus: riconosce fino al 2024 una detrazione dilazionata in 10 anni e con aliquote variabili (50-75%) in base al tipo di intervento efficienza energetica realizzato; Bonus facciate: finanziato fino al 2024 e riconosce una detrazione dilazionata in 10 anni e con aliquote variabili per interventi di rifacimento di facciate e balconi, compresi gli interventi di isolamento termico; Bonus casa: dà diritto al 50% di detrazione spalmabile su 10 anni per singoli interventi di riqualificazione degli edifici, compresi interventi di efficienza energetica; Bonus elettrodomestici: serve ad acquistare elettrodomestici ad alta efficienza con un 50% di detrazione in 10 anni; Sismabonus: riconosce, fino al 2024, una detrazione ad aliquote variabili (tra il 50 e l’85%) dilazionata in 10 anni per interventi di riduzione del rischio sismico degli edifici e anche di efficienza; Superbonus: attivo fino al 2025 con una detrazione dilazionata in 4 anni e aliquote decrescenti (90%, 70%, 65%) a seconda del tipo di soggetto beneficiario.

Giornalista: Altra questione importante è quella relativa all’accessibilità economica. Sappiamo che in tante aree l’acquisto di una casa è diventato difficile per molte persone. Cosa sta facendo l’associazione per affrontare questo problema?

Paolo Crisafi: È vero, l’accessibilità economica è una questione critica. Stiamo lavorando per promuovere modelli abitativi più accessibili. Stiamo cercando di incentivare la creazione di politiche di sostegno governativo a partire dai giovani acquirenti e dalle famiglie a reddito medio-basso. Da questo punto di vista apprezziamo molto l’iniziativa del Governo, promossa, in particolare, dal Sottosegretario del Ministero dell’Economia e delle Finanze Lucia Albano per una cabina di regia per il patrimonio immobiliare pubblico che ha l’obbiettivo di mettere a disposizione immobili per le fasce più sensibili lungo la direttrice delle 3S: social housing, senior living e studentati universitari. La nuova cultura dell’abitare, promossa da Remind, sottolinea proprio l’importanza di creare comunità e relazioni significative all’interno dei luoghi di abitazione. Su questa tematica è attivo un dialogo anche con il Vaticano. Ho avuto l’opportunità di un colloquio direttamente con il Santo Padre in cui abbiamo condiviso la necessità valutare la possibilità di reindirizzare la destinazione degli immobili religiosi in disuso sia per ridare nuova vita a edifici di inestimabile valore e bellezza, sia per rispondere concretamente alle esigenze delle fasce più deboli.

Giornalista: Molto apprezzabile il vostro impegno in questo senso. Prima di concludere, c’è qualcosa che vorrebbe aggiungere o sottolineare riguardo al comparto allargato e al ruolo dell’associazione per la crescita della Nazione?

Paolo Crisafi: Dagli ultimi dati Mef disponibili, sappiamo che il patrimonio immobiliare pubblico ammonta ad almeno 283 miliardi di euro. Una vera e propria ricchezza per l’Italia da tutelare senza venir meno alla possibilità di essere più sostenibili e impattanti sull’ambiente. Vogliamo essere parte della soluzione per affrontare le sfide legate al cambiamento climatico, alla cultura dell’abitare e all’efficientamento energetico adottando azioni pragmatiche e soprattutto graduali per la sicurezza di famiglie e imprese. Il comparto immobiliare allargato è in continua evoluzione, e l’associazione è determinata a guidare questo cambiamento in modo positivo. È quanto mai necessario superare vecchie categorie settoriali, che seppure importanti per compattare i segmenti delle attività produttive, rinnovino e diano nuovo impulso all’incontrovertibile esigenza dei tempi di congiungere il più vasto panorama di attori e la più estesa partecipazione delle professioni e dei soggetti pubblici e privati, favorendo così sinergie, reti, reciproci arricchimenti.

Il nostro scopo è quello di costruire un presente e un futuro migliore, integrando il vasto bagaglio tecnico e esperienziale del passato con le nuove frontiere dell’innovazione all’interno di un tessuto sociale, economico e culturale in costante evoluzione. La nostra proposta sta proprio nel costituire un tavolo di coordinamento inter-istituzionale e inter-ministeriale per l’elaborazione un piano generale per la cultura dell’abitare, per l’attrattività degli investimenti, per lo sviluppo sostenibile e per la messa in sicurezza della Nazione che abbia però un campo d’azione particolare, sulla prevenzione dei rischi e la gestione delle emergenze legate al territorio. Un Piano Meloni “Nazione Sicura”. Un’Italia sicura da ogni punto di vista sia relativamente al patrimonio sia alle persone: negli spazi, luoghi, territori e paesaggi dove le persone vivono, operano e transitano. Continueremo a lavorare per affrontare le sfide del presente e per cogliere le opportunità che ci attendono, con l’obiettivo che l’immobiliare allargato possa continuare a contribuire sempre di più alla crescita della nostra Nazione.

Giornalista: Un’ultima domanda sulla crisi immobiliare in Cina; quali sono i possibili impatti?

Paolo Crisafi: Negli anni successivi alla Crisi Finanziaria Globale del 2008-09 la crescita economica della Cina è stata accompagnata da un rapido aumento dei livelli di debito accumulati, in particolar modo ad opera del settore delle imprese non finanziarie, che nel 2020 presentavano passività pari a circa il 160% del Pil del Paese. Dati il peso e l’integrazione raggiunti dalla Cina nell’economia globale, l’esplosione del debito è osservata con preoccupazione dal resto degli attori economici mondiali: questi timori si rafforzano inevitabilmente osservando quanto sta avvenendo dal 2021 relativamente al settore immobiliare di Pechino a seguito della crisi di liquidità di Evergrande. A livello generale gli investitori internazionali hanno manifestato la loro preoccupazione attraverso la vendita massiccia di titoli obbligazionari di aziende immobiliari cinesi denominati in dollari, provocando da lato un forte crollo del valore degli stessi, e, dall’altro, i primi downgrade nel settore. Sul fronte domestico, il mercato immobiliare inizia a mostrare segnali di raffreddamento, con un abbassamento del valore dei prezzi delle case di nuova costruzione. Per quanto riguarda in particolare Evergrande va ricordato innanzitutto che la sua attività principale non è nel settore finanziario, a differenza di Lehman, e i suoi principali investitori istituzionali si trovano in Cina, complice la non completa apertura dei movimenti di capitali nel Paese.

La capacità di trasmissione della crisi di liquidità del colosso immobiliare cinese ai mercati internazionali non è, dunque, nemmeno lontanamente equiparabile a quella dell’ex-banca americana. In seconda battuta, dall’analisi della consistenza delle passività di Evergrande emerge che i titoli finanziari rappresentano una quota relativamente contenuta mentre la principale passività è costituita per circa il 50% da anticipi versati dalla clientela e debiti verso fornitori. Ci sono buone probabilità che lo shock causato dalla crisi di Evergrande possa colpire, in maniera indiretta e con intensità variabile, quei settori che supportano l’attività di sviluppo immobiliare attraverso la fornitura di materiali da costruzione, macchinari e prodotti chimici specifici, mobili e arredi. Analizzando la composizione dell’export italiano in Cina, le categorie di beni che potrebbero subire una contrazione della domanda riconducibile al rallentamento dell’attività del settore immobiliare rappresentano il 17% delle vendite totali nel Paese nel 2019 (lo 0,5% del nostro export verso il mondo).

 

 

 

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